Relazione della giuria

Al terzo concorso nazionale del Premio “La Rinascente Compasso d’oro” per l’estetica del prodotto, indetto nel 1956, hanno risposto 285 ditte con un complesso di 1450 oggetti.

In successive sedute, avvenute dal 3 al 15 settembre, la Giuria, dai primi esami generali per individuare le produzioni da segnalare e da ammettere alla pubblica mostra del Premio “La Rinascente Compasso d’oro” tenuta dal 29 settembre al 13 ottobre al Circolo della Stampa in Milano a palazzo Serbelloni, è giunta all’esame finale per la assegnazione dei “Compassi d’oro 1956”.

La produzione presentata, più numerosa che nel 1955, ha in generale confermato l’aspettativa di un allargamento quantitativo della nuova produzione italiana,ma mentre alcuni settori merceologici si presentavano ricchi di nuove ispirazioni, altri erano scarsamente rappresentati. La Giuria si è compiaciuta innanzitutto di poter constatare l’orientamento tipicamente italiano di alcuni settori della produzione, come ad esempio quello delle materie plastiche che vanno uscendo dalla fase di imitazioni  o utilizzazione di stampi stranieri; di esaminare nuovamente  prodotti di alta qualità che si aggiungono ad altri dello stesso settore merceologico disegnati con originalità ed inquadrati in una tipica concezione dell’elettrodomestico che va facendosi in Italia sempre più leggibile al di fuori della “maniera” di molte produzioni straniere, in particolare  americane; ha constatato la nuova cura e  l’evidente rinnovamento della produzione dei casalinghi con l’impiego ben appropriato dei materiali in accordo con il raffinamento delle tecnologie più recenti; ha rilevato ancora una volta la nativa sensibilità dell’artigianato italiano del cuoio e il sempre buon livello della produzione del settore illuminazione, dei tessuti di arredamento e dello sport nonostante già si assista in questi settori a momenti di stanchezza inventiva e di fantasia gratuita.

La Giuria ha dovuto prendere atto della scarsa partecipazione della grande industria la quale si mostra meno sensibile alla importanza dell’attività del designer nel quadro delle operazioni per il progetto tecnico; ha sentito lo stato di crisi formale ed estetica di interi settori merceologici come, in generale, almeno quelli degli apparecchi radio-televisivi, del vetro e delle ceramiche, il disorientamento e talvolta la freddezza della concezione del mobile.

Da queste constatazioni di carattere generale sono scaturite le scelte dei prodotti le cui qualità tecniche ed estetiche molte volte si lasciavano difficilmente isolare da una supina aderenza al costume  senza che questo fosse rivissuto, in sede di progetto, nel rinnovarsi della sua attualità sociale.

L’esame dei prodotti che, esposti alla mostra, hanno meritato la segnalazione d’onore richiama il criterio secondo il quale anche lo scorso anno erano state  operate le scelte; la Giuria infatti ha conferito il diploma anche a prodotti la soluzione dei quali, in fase di progetto e di realizzazione, pur recando valori indiscutibili, non raggiungeva quella completa composizione di elementi e quell’invenzione sensibile della struttura complessiva che caratterizza il prodotto meritevole del “Compasso d’oro”.

Le singole motivazioni e il ristretto numero dei premi mostrano che l’orientamento nell’assegnazione dei “Compassi d’oro” è stato ancora più aderente a quelli che sono i presupposti di un disegno industriale e di una produzione  artigianale altamente integrati, cioè attenti a tutte le caratteristiche che, partendo dal momento della programmazione, si snodano, nel farsi prodotto, fino a tener conto di ogni necessità funzionale nel suo significato d’uso e di “godibilità” nella vita del nostro tempo.

Era inevitabile che, in questo terzo anno di vita del Premio, il numero dei premiati fosse inferiore a quello egli anni precedenti: il contingente dei premi va infatti lentamente stabilizzandosi per raggiungere quella media che il ritmo produttivo italiano consente.

Sono indubbiamente, in particolare, il peso economico della progettazione e della attrezzatura nonché le difficoltà di previsione a relativamente lunga scadenza che limitano e condizionano l’entità della produzione in vari settori; tuttavia la Giuria del Premio si rammarica che ancora alcune produzioni vengano risolte in sede di progetto con insufficiente rinnovamento delle loro necessità e caratteristiche d’uso e di produzione e che le aziende tendano piuttosto a procurarsi, per la loro documentazione, informazioni sui risultati anziché sul metodo del progetto.

A  questi aspetti deve aggiungersi l’incontrollabile intervento di deformazioni professionali nel giudizio e nella impostazione del progetto sulla base di non meditate constanti ed orientamenti della richiesta di mercato. Questi rilievi la Giuria intende segnalare con intento positivamente formativo: essi riguardano altrettanti problemi da risolvere con una coscienza che deve essere pari alla loro grande importanza e preminenza tra quelli che si presentano alla produzione italiana. La soluzione di essi può essere impostata nel modo che le condizioni organizzative delle aziende meglio dettano, ma è inevitabile che ogni soluzione efficace abbia da ritrovare i suoi termini in una chiara ed adeguata impostazione di metodo, il design essendo una attività cosciente e razionale che raggiunge risultati estetici e qualitativi, momento per momento e fase per fase, del lavoro di progetto.

Soltanto chi di questi due aspetti della attività produttiva è rispettoso ed attento può raggiungere quelle soluzioni singolari che, nel momento in cui penetrano nel mercato, ne modificano le caratteristiche a proprio vantaggio economico e qualitativo e nell’interesse generale della cultura e della dinamica del Costume. Le motivazioni con le quali la Giuria ha inteso illustrare i premi mettono in rilievo le qualità specifiche per le quali gli oggetti sono stati premiati ma non intendono in nessun modo considerare questi prodotti come “campioni” invariabili di soluzioni poiché le soluzioni tecniche-estetiche-economiche sono infinite se pur non illimitate: nuove impostazioni di metodo possono modificare profondamente l’aspetto estetico di un prodotto senza determinare con ciò contraddizione nel giudizio, dado a diverse produzioni il riconoscimento e la validità che gli spettano.

Il bilancio che la Giuria pensa di poter trarre da questa terza edizione del Premio “La Rinascente Compasso d’oro” è dunque positivo nei limiti del prevedibile rinnovamento della produzione; ma le caratteristiche di tale bilancio la inducono ad esortare le aziende italiane ad un maggior rigore nell’impostazione del metodo del progetto che deve articolare ogni componente critica impegnata nella qualificazione del prodotto; in particolare lo studio del costume di fronte ad ogni tipo di produzione può condurre, nella più ampia libertà inventiva, alla scelta di quelle soluzioni che, entrando attese nel mercato, danno loro il coronamento di una funzione attiva ed operante.

Franco Albini
Aldo Borletti
Cesare Brustio
Pier Giacomo Castiglioni
Alberto Rosselli