La Giuria del “Compasso d’oro” 1964, fatte proprie le scelte operate dalla commissione selezionatrice dell’A.D.I. e ritenendole, pur nella carenza di certi settori, sufficientemente significative della produzione italiana 1964, intende far rilevare alcune carenze delle nostre strutture produttive e distributive da un lato, del nostro impegno culturale dall’altro; essa pensa di costituire con queste osservazioni un primo terreno su cui fondare e rilevare il proprio giudizio. Tali carenze si possono riassumere nella poco diffusa integrazione organica del design inteso come una fase imprescindibile ed irreversibile del processo produttivo stesso; nello scarso dibattito culturale del design in Italia a livello dei responsabili; nella quasi totale assenza di strutture atte a formare il futuro designer; nella esiguità degli scambi e delle informazioni; nello scivolamento di molti settori del design verso la fase neo-stilistica del formalismo moderno. Particolari carenze vanno segnalate inoltre in alcuni settori: ad esempio quello della prefabbricazione ancora praticata in Italia frammentariamente e con scarsa chiarezza teoretica, ed è il mobile che, se presenta un assetto più maturo dal punto di vista dell’assetto tecnologico e distributivo, è in una situazione di netta involuzione espressiva.
Da ultimo la Giuria intende porre in evidenza i larghi scompensi produttivi e distributivi perduranti sul territorio e nella società italiana e dei quali il design a nostro avviso dovrebbe tenere conto.
La Giuria intende in questo senso riallacciarsi alla relazione che accompagnava l’assegnazione dei “Compassi d’oro” 1962, la quale rilevava la funzione del design essenzialmente “sotto il profilo del rapporto tra tra i prodotti e le differenti destinazioni e destinatari”.
Essa però intende sottolineare come tale rapporto presupponga l’attuarsi di una certa intenzione di comunicazione attraverso la qualificazione espressiva, la precisa definizione linguistica, che si pone così come elemento strutturale del design stesso. Materiale essenziale di tale operazione è proprio la corretta reciproca connessione del problema con i processi produttivi industriali, la creativa esplorazione dei processi tecnologici, il radicale ricominciamento della definizione funzionale. La stessa area teoretica degli oggetti che cadono sotto la nostra osservazione in quanto design è precisamente definita dalla presenza dell’intenzionalità estetica della comunicazione.
A questi principi la Giuria si è ispirata tentando di rilevare nella produzione del design italiano 1964 i messaggi che sotto diversi profili sono a nostro avviso capaci di giungere chiaramente a qualificare questo rapporto produttivo-distributivo in un senso diverso dalla mera incentivazione del consumo.
La Giuria, pur lamentando di non aver potuto allargare ad un numero più ampio la premiazione, ha preferito indicare in modo chiaro alcuni differenti ma precise dimensioni di ricerca, ed auspica di poter allargare la propria attenzione soprattutto al di là della stretta fascia geografica cui sino a d ora, e per ragioni obiettive, il premio ha dovuto attenersi.
Dante Giacosa
Vittorio Gregotti
Augusto Morello
Bruno Munari
Gino Valle