Relazione della giuria

Al secondo concorso nazionale del Premio “La Rinascente Compasso d’oro” per l’estetica del prodotto,indetto nel 1955, hanno risposto 280 ditte con un complesso di 1300  oggetti.

In successive sedute avvenute dal 15 al 21 settembre, la Giuria, dai primi esami generali e dai successivi per individuare le produzioni da “segnalare” e da ammettere alla pubblica mostra del Premio “La Rinascente Compasso d’oro” tenuta dal 24 settembre  all’8 ottobre al Circolo della Stampa in Milano, nel palazzo Serbelloni in corso Venezia, è giunta all’esame finale per l’assegnazione dei “Compassi d’oro 1955”.

Anzitutto la produzione presentata, anche in rapporto al ristretto periodo di un anno, ha testimoniato dello sforzo quantitativo dell’industria e dell’artigianato che hanno mostrato una intensità di lavoro e una volontà di rinnovamento di cui la Giuria non può non compiacersi. Per quanto riguarda il tipo di produzione presentata, la Giuria può ben affermare che, salvo alcune intemperanze, l’edizione 1955 del Premio “Compasso d’oro” ha generalmente condotto all’invio di oggetti in cui si leggeva la preoccupazione di adeguarsi ai principi-base espressi nella relazione di Giuria 1954.

Pertanto, se dalla circostanza della limitazione ad un anno dell’anzianità dei prodotti premiabili e dalla scelta automatica dovuto all’esempio dei criteri selettivi impiegati l’anno 1954, l’entità totale della produzione presentata ha subìto una diminuzione, il tipo medio della produzione stessa ha mostrato di essere più aderente a quanto il “Compasso d’oro” ha, in ormai due anni di lavoro, propagandato e diffuso sia attraverso le relazioni della Giuria, sia attraverso le riviste tecniche e la stampa in genere.

La Giuria con l’attribuzione dei 12 “Compassi d’oro” ha voluto che fosse riconosciuto alle aziende produttrici dei prodotti premiati il merito di aver contribuito notevolmente al rinnovamento inventivo e formale di alcuni tipi di beni di consumo distribuiti  da un Grande Magazzino.

Come si rileva dalle motivazioni, si è voluta talvolta segnalare una particolare soluzione data ad un problema tecnico-estetico; si è sempre tenuta presente però la proprietà estetica dell’intera impostazione e realizzazione del progetto. I prodotti premiati rappresentano quindi delle soluzioni che per loro qualità si staccano dallo standard della produzione attuale per diventare esempio d’una singolare impostazione del metodo nel campo del’estetica del prodotto.

Per quanto riguarda gli altri prodotti concorrenti, la Giuria ha dovuto constatare che moltissima produzione già orientata verso una leggibile cura e rinnovamento della forma non ha raggiunto quell’unità tecnico-estetica che è condizione base per la realizzazione di un buon disegno; il quale ancora raramente è stato riscontrato, pure mostrando molti oggetti una sensibilità encomiabile da parte dell’industria produttrice nel tentare di rinnovare l’aspetto e l’informazione concettuale della propria produzione.

Vien fatto di esaminare le ragioni di questo “deficit” di buon disegno, fino a giustificare il mancato raggiungimento di forme corrette e veramente valide nell’orizzonte merceologico.

La Giuria, suffragata dai dati della personale esperienza dei suoi membri e delle persone che ebbero diretti contatti con le aziende durante l’ultimo anno di lavoro della segreteria del “Compasso d’oro”, rileva che l’industria, quando accetti il designer, segue talvolta difettosi principi nei rapporti di lavoro relativi al progetto. Nel caso migliore il designer viene chiamato a collaborare con l’Ufficio progetti quando già la struttura dell’oggetto progettando è stabilita e definita nei particolari e quando i problemi economici e del materiale sono già stati previsti e decisi, così che il lavoro del designer viene condizionato tanto da non lasciargli quella libertà che è auspicabile perché egli possa contribuire validamente a rinnovare la produzione. Infatti tale limitazione conduce sovente il designer, anche preparato, a soluzioni di ripiego, che, pur mostrando il giusto intento di conferire una qualità estetica al prodotto, risultano quanto meno ibride e parziali e sensibilmente disunitarie.

La Giuria, in molti casi, ha quindi conferito il diploma di segnalazione d’onore anche a prodotti che, pur non raggiungendo una realizzazione soddisfacente, hanno mostrato la sensibilità del produttore di fronte ai problemi estetici collegati, ma non lascia questa occasione per riaffermare che il momento della qualificazione estetica coincide con l’inizio stesso del lavoro di progetto.

Tale coincidenza tecnico-estetica è condizione fondamentale per la completa soluzione dei problemi che sorgono nel corso del lavoro di progetto, ossia è il primo elemento che garantisce ad ogni aspetto del prodotto progettando la possibilità di comporsi con gli altri e determinare una configurazione unitaria e differenziata da ogni altra sul mercato.

Una concezione di questo tipo presiede già al lavoro di progetto di ogni azienda seria per quanto concerne, per esempio, i problemi tecnici in rapporto a quelli economici, e i problemi di produzione rispetto a quelli sociali e umani dell’azienda. La Giuria, peraltro, intende ribadire i principi affermati nella relazione dell’edizione 1954, sollecitando l’industria più attenta a considerare anche il problema estetico fra quelli che contribuiscono a chiarire la funzione del prodotto, a definire la sua costituzione tecnologica, a realizzare il processo produttivo ad esso inerente, a conferirgli il suo significato economico. Tale integrazione elimina sin dalla radice ogni assurda opposizione tra il valore estetico e gli altri aspetti del prodotto o ad esso  relativi.

In altre parole la Giuria richiama l’industria e il progettista alla semplicità concettuale, all’aderenza estetica all’uso, alla funzione, alla tecnica produttiva e ai problemi economici, ricordando che il valore di un prodotto e il suo significato sul mercato sono in relazione stretta con la qualità delle soluzioni date non ad uno solo, ma all’intera serie dei problemi del progetto.

Questi problemi, che la Giuria intende segnalare per la produzione industriale, si ripresentano in modo simile nella produzione artigianale e semi-industriale.

Anche qui l’attenzione a tutti gli aspetti del progetto è condizione per la realizzazione di un prodotto ben disegnato e di completa efficienza tecnica, economica e commerciale.

Il passaggio della produzione artigianale alla produzione industriale, attualmente in atto, reca oggi delle particolari confusioni tecnico-produttive; segnatamente l’industria tende, talvolta, a risolvere i problemi produttivi con delle tecniche artigianali che rendono il prodotto ibrido ed elevato il costo della produzione con conseguente scarsa efficacia commerciale.

Le ridondanze decorative, che costituiscono una delle più tristi eredità della produzione artigianale malamente trasformata in produzione industriale, furono, in questa edizione, quasi del tutto assenti e pertanto si può dire che un passo avanti è stato fatto nella comprensione generale dell’industrial design e dell’estetica della produzione.

Ma, in moltissimi casi, la rinuncia a sovrapposizioni decorative, se ha condotto a forme giustamente corrette e castigate, non ha coinciso con la nascita di un nuovo impegno inventivo che conferisca al prodotto inediti valori tecnico-estetici e una unità e singolarità di concezione tali da emergere sull’orizzonte della produzione attuale.

La nascita di un nuovo impegno inventivo coincide sovente con la completa conoscenza e padronanza delle proprietà tecnologiche dei materiali alo stato attuale delle ricerche.

Le deficienze, riscontrate durante il lavoro di consulenza che la segreteria del “Compasso d’oro” ha compiuto presso industrie che l’hanno in qualche modo richiesta, furono principalmente relative alla insufficiente dinamicità del rinnovamento delle attrezzature tecniche in funzione dei nuovi risultati delle ricerche sulle proprietà e la lavorazione di materiali non solo nuovi, ma anche tradizionali.

L’attenzione alle nuove tecniche è essenziale al rinnovamento qualitativo ed estetico della produzione; è così che può realizzarsi una continua integrazione tecnico-estetica nelle soluzioni dei problemi del progetto.

La Giuria ha dunque destinato alla mostra 130 prodotti che, pur non raggiungendo una completa integrazione dei problemi del progetto in relazione al risultato estetico, denunciano la preoccupazione di risolvere almeno uno o alcuni dei rapporti tra la forma e le componenti tecniche inerenti alla realizzazione del prodotto, dedicando particolare attenzione a quelle espressioni produttive tendenti a risolvere in sé i problemi tecnico-estetici sorgenti nel momento di transizione dalla fase artigianale a quella industriale.

Dalla seconda edizione del “Compasso d’oro” la Giuria ha tratto pertanto delle preziose indicazioni sull’orientamento della crisi ormai annosa dell’estetica della produzione in Italia e, da queste, mentre non manca di segnalare criticamente la parzialità delle soluzioni di buona parte  della produzione, considera la situazione molto migliorata almeno negli orientamenti.

Per questo raccomanda alle industrie che già hanno cominciato ad affrontare i problemi del rinnovamento estetico della loro produzione la difesa dagli equivoci e dalle concessioni al “comodo” produttivo ed economico immediato, l’approfondimento delle questioni tecniche relative alla realizzazione di un buon disegno industriale, l’attenzione ed il vaglio severo degli orientamenti estetici in continuo rinnovamento, la continua informazione sugli sviluppi della tecnologia per l’impiego più proprio dei materiali.

A conclusione di questa seconda edizione, la Giuria non trascura di affermare che il “Compasso d’oro”, nella sua scadenza annuale di indice della temperatura tecnico-estetica della produzione, può severamente contribuire a creare un nuovo orientamento produttivo, il cui livello andrà man mano elevandosi per il continuo controllo critico che, come in altri paesi, verrà su di esso operato.

Aldo Borletti
Cesare Brustio
M.H. Rogers
Alberto Rosselli
Marco Zanuso