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Isao Hosoe

È scomparso il 3 ottobre, a 73 anni, Isao Hosoe, il più italiano dei designer giapponesi. Al design ha dato non solo il contributo delle sue felici scelte progettuali, ma soprattutto quello di un pensiero attento al rapporto tra le persone e gli oggetti, e agli effetti sul benessere collettivo che il buon design deve saper mettere al primo posto. Un rito funebre si tiene il 6 ottobre alle 15 alla Triennale di Milano.




Laureato nel 1965 a Tokyo in Ingegneria aerospaziale, dopo aver conseguito il titolo di Master of Science nel 1967 si trasferì a Milano, dove si stabilì in permanenza lavorando fino al 1974 per lo studio Ponti, Fornaroli, Rosselli e venendo in contatto con le migliori forze intellettuali del design italiano di quegli anni.
 
Nel 1970 vinse il Compasso d'Oro insieme con Alberto Rosselli per il progetto del pullman da gran turismo Meteor e aprì il proprio studio milanese nel 1985.
 
Tra i suoi progetti veicoli, apparecchi di illuminazione (tra cui la fortunatissima lampada Hebi, 1970), arredamento per la casa e per i luoghi di lavoro. Le sue riflessioni in quest'ultimo settore del design sono pubblicate nel volume Playoffice, di cui fu coautore nel 1991).

 


Di particolare rilievo negli anni recenti la sua collaborazione con il Gruppo Loccioni, per cui progettò non solo elementi di prodotto ma anche strumenti concettuali per inserire la cultura del design nel processo produttivo (Play Factory, con Lorenzo De Bartolomeis e Masaya Hashimoto, 2010), servizi di monitoraggio ospedaliero (Agorà, con Lorenzo De Bartolomeis, 2010), processi di controllo della qualità (Design System, con Lorenzo De Bartolomeis, 2012), cui si aggiunse nel 2013 LAB@AOR, laboratorio di ricerca e sviluppo per il design della salute.
 
Socio dell'ADI, fu membro anche della SIE Società Italiana di Ergonomia e del Japan Design Committee. Insegnò al Politecnico di Milano e alla Sapienza di Roma, oltre che in alcune delle principali scuole di design europee, da Les Ateliers di Parigi all'Elisava di Barcellona.
 
Il senso del design nel mondo contemporaneo per lui consisteva nella ricerca di un equilibro globale tra elementi esterni e interni alla persona: "Vivere oggi non significa semplicemente funzionalità ed economia di tempo, ma anche una nuova percezione dello spazio collegata ai sensi, ai colori, al suono, alla luce  e ai rapporti tra le persone."