Un libro sulla disillusione diffusa tra molti designer di oggi e
sui loro problemi. L’insieme delle competenze dei designer
appare inconsistente: la loro esperienza è accolta con indifferenza, il loro know-how è banalizzato dai servizi online,
il loro lavoro è compromesso da una serie di fattori esterni.
Il libro denuncia gli effetti dequalificanti provocati dalla semiautomazione digitale, le istanze della politica modellata
per compiacere il complesso museale-educativo, le promesse delle scuole di design e analizza i meme e il ruolo
dei social media. Crea un nuovo vocabolario critico su cui i
lettori possono basarsi e avanza l’ipotesi che il design, piuttosto che dare vita a un ordine significativo, possa limitarsi
ad abitare il caos.