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Ambiente, società, economia

La XIX edizione del Premio Socialis


"La rinascita dopo la crisi della pandemia si poggerà sempre di più sulla capacità di mettere a sistema modelli di crescita integrati, frutto di competenze trasversali, ispirati nella stessa misura alle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, ambientale, sociale ed economica, e sullo scambio e la collaborazione tra imprese, istituzioni, università e non profit."

Sono le linee di tendenza emerse il 3 dicembre dai lavori dei vincitori del XIX Premio Socialis, il riconoscimento italiano alle migliori tesi di laurea in responsabilità sociale e sviluppo sostenibile.

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I premi 2021 sono andati ad Angela Daloia (Università di Bologna) con la tesi “Modelli di business ibridi: opportunità e rischi”, Marco Deligios (Università di Cagliari) con la tesi “Performance Measurement in ambito Pubblico. La ‘Balanced Scorecard’ come strumento di misurazione e valutazione delle performance in ambito pubblico”, Silvia Dondi (Università di Modena e Reggio Emilia) con la tesi “Sostenibilità d’impresa e green human resource management”. Menzioni speciali per Beatrice Mancini (Università della Tuscia) “Le azioni ESG e il loro impatto sulle performance aziendali: un’analisi sulle imprese quotate italiane”, Corrado Nicolaj (Università di Pisa) “Risorse umane e Affective commitment: la dimensione del lavoro secondo la prospettiva di Paul Ricoeur”, Tommaso Sensi (Università di Roma Tor Vergata), “Rigenerazione urbana sostenibile: città a prova di pandemia post Covid-19”.

I premi sono stati assegnati a Roma all'Università Mercatorum, l'ateneo telematico delle Camere di Commercio, prima di una tavola rotonda intitolata “Next generation: agire ESG per un futuro migliore”, moderata da M. Ludovica Agrò e Roberto Orsi, direttore di Osservatorio Socialis. Saranno ancora le imprese a fare da driver: 8 aziende su 10 (campione di aziende operanti in Italia con più di 80 dipendenti) hanno indicato che nel prossimo futuro lo sviluppo sostenibile ispirato ai criteri ESG, sarà messo a sistema e maggiormente organizzato nel proprio modello di business, con priorità agli investimenti su formazione del personale (49 per cento), condivisione della cultura a tutti i livelli aziendali e co-progettazione con il territorio (46 per cento), coerenza e implementazione dei sistemi di gestione (36 per cento), ascolto degli stakeholder e gestione attiva della relazione (31 per cento), comunicazione e informazione (16 per cento), programmazione e misurazione dei risultati (12 cento).

Dall’altra parte, troviamo un’offerta formativa universitaria importante (813 corsi e insegnamenti nell’80 per cento degli atenei italiani relativamente a competenze di responsabilità sociale, sostenibilità, misurazione di impatto, salvaguardia dell’ambiente, economia circolare, politiche di welfare, rapporti tra profit e non profit, organizzazione del lavoro), una capacità crescente del Terzo Settore di dialogare con soggetti profit per produrre valore, e l’imminente arrivo di norme europee che allargheranno il pubblico delle aziende sottoposte all’obbligo di dichiarazioni non finanziarie.

“Avviare e consolidare un percorso di sviluppo sostenibile significherà sempre di più sapersi riconoscere e mettersi nella condizione di programmare e pianificare la produzione di valore economico, sociale e ambientale, disegnando il proprio perimetro di manovra", commenta Roberto Orsi.