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Car design: l’interfaccia uomo-macchina

Un libro sul metodo e la didattica del progetto


di Enrico Leonardo Fagone

Il mondo dell’automobile sta vivendo una fase di grandi trasformazioni tecnologiche e nel contempo di confronto con le questioni ambientali, divenute ormai per l'industria del settore una priorità. Il rapporto che gli utenti intrattengono con i mezzi di trasporto e con il più complesso sistema della mobilità è pure in fase di significativa mutazione e in futuro si prevede che l’efficienza dell’intero comparto dipenderà da quanto saremo in grado di gestire una complessità crescente. Se abbiamo assistito negli ultimi anni all'introduzione di modalità di fruizione non più legate al possesso dei veicoli, ad esempio, ma rivolte alla condivisione e pure alla moltiplicazione delle tipologie di mezzi di trasporto, in particolare per la mobilità individuale e urbana, queste trasformazioni richiamano ora l’attenzione sulle nuove infrastrutture necessarie e sulla loro progettazione.

In questo contesto un ruolo chiave assumono le interfacce, ovvero quei dispositivi che sovrintendono al funzionamento dei veicoli e che mettono in relazione l’utente con le automobili e con il contesto più ampio e complesso della mobilità.

Rispetto a una relativa stabilizzazione delle necessità di base, correlate al monitoraggio del corretto funzionamento e all’efficienza dei veicoli, si sono viceversa moltiplicate le ‘interazioni’ nel segno di nuove consuetudini, come la necessità di accesso costante alle informazioni, l’operatività degli individui durante la permanenza a bordo, l’ottimizzazione del traffico nelle aree urbane e periurbane nonché verso forme inedite di intrattenimento che potranno presto svincolare l’utente dalla conduzione del mezzo.

Come sappiamo l’interesse della grandi società che producono hardware e software e gestiscono piattaforme in rete si sta ora estendendo anche all’automobile, delineando scenari e logiche industriali destinate a sovvertire le dinamiche e le strategie dell’intero comparto.

Si sono affermate negli ultimi anni nuove figure professionali in aree di specializzazione dedicate allo studio delle HMI, acronimo di human machine interfaces, che affiancano ingegneri e transportation designer nel lavoro progettuale.   

Il volume Automotive Human Centred Design Methods si concentra sul lavoro necessario per rendere funzionali ed efficaci le interfacce di controllo presenti ormai su ogni tipologia di veicolo e in particolare sulle conseguenze della moltiplicazione di dispositivi e funzioni trasferite ora all'interno dell’auto. Ai progettisti si richiede oggi una competenza circostanziata per la messa a punto delle HMI.

Gli autori, tutti designer attivi nel settore, sottolineano come la scelta di una corretta metodologia costituisca il fattore chiave nella progettazione dei dispositivi. In particolare essi rivendicano come una triangolazione metodologica, che comprenda il contesto fisico, percettivo e cognitivo nel quale le informazioni vengono condivise e scambiate, le richieste dell'utente e le azioni che ne conseguono, rappresentano il cuore di una HMI funzionale allo scopo.

Partendo da questo assunto, lo studio di Gkatzidou, Giacomin e Skrypchuk si snoda sulla valenza narrativa e soprattutto sulla componente emozionale che non dovrebbe essere mai tralasciata. Nelle sue prime fasi di affermazione, come in molti ricorderanno, l’aspetto più affascinante ma nello stesso tempo più insidioso nel campo del design delle interfacce, proprio perché mai affrontato prima, era infatti la possibilità di controllo da parte dell’individuo e la familiarità con la quale egli poteva mettersi in relazione con la macchina. Affordable: così venivano rubricate le prime interfacce introdotte nelle macchine da ufficio, o ancora ‘oggetti colloquiali’ alludendo a un nuovo e inatteso scenario nel quale andava affermandosi il dialogo uomo-macchina. Mancare tali aspettative significava rischiare di compromettere la fiducia dell’utente, con implicazioni psicologiche e sociologiche non secondarie. Ciò che gli autori suggeriscono oggi, a fronte di una gamma articolata e sempre più ampia di tecnologie da integrare e della necessità di organizzarne il funzionamento, è un procedimento che potremmo definire di ‘umanizzazione delle tecnologie’, nel quale, come dimostra il volume, non dovrebbero mai venire meno la componente razionale e il coinvolgimento emozionale dell’individuo. In questa direzione, l’esplorazione metodologica, l’indagine accurata delle reazioni e dei comportamenti, la valutazione dell’impatto e il giudizio dell’utente dovrebbero rimanere sempre al centro delle priorità del progettista.
 

Voula Gkatzidou, Joseph Giacomin, Lee Skrypchuk, Automotive Human Centred Design Methods, De Gruyter, Berlin, 2021, pp. 136, € 33,95.