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Enzo Mari

Scompare il designer che faceva dell'etica la componente fondamentale della professione


È morto il 19 ottobre, a pochi giorni dall'apertura della grande mostra antologica che gli dedica la Triennale di Milano, Enzo Mari, tra i designer italiani che hanno fatto la storia della professione non solo con gli oggetti progettati ma anche con gli scritti, gli interventi pubblici, i libri, le lezioni, le idee.

Faceva parte dell'ampia categoria dei designer italiani giunti al progetto attraverso gli studi d'arte: si era diplomato a Brera nel 1956 e aveva partecipato attivamente al movimento dell'Arte cinetica e programmata, entrando in contatto con Bruno Munari e approfondendo i temi della percezione e del coinvolgimento dello spettatore/utente nel funzionamento degli oggetti.

La sua attività di designer iniziò con produttori come Danese per i complementi d'arredo e Gabbianelli per le piastrelle di ceramica, e proseguì con i maggiori produttori del design italiano, da Zanotta a Rexite, da Driade ad Artemide, da Olivetti a Ideal Standard, a Flou, a Robots. Un'attività che gli meritò quattro premi Compasso d'Oro per i suoi prodotti e il Compasso d'Oro alla carriera nel 2011.

Fondamentale nel suo lavoro, fin dagli esordi, il concetto che protagonista del design è il lavoro con cui è intimamente legato, in una competenza professionale fatta di gesti, di materiali e di idee insieme. Un filo conduttore che ha animato tutta la sua opera, dal simbolico vassoio Putrella per Danese, fatto con una trave per edilizia piegata, ai più recenti interventi sul riuso delle bottiglie di plastica dell'acqua minerale, trasformati nelle funzioni attraverso gesti semplici. Un segnale pubblico di consapevolezza non solo dei problemi dell'ambiente, ma della necessità di orientare la produzione verso nuovi obiettivi, da praticare da parte del design quanto da parte del consumatore.

Una lezione di design fondate sull'etica che trasmise ai giovani designer nella sua costante attività di docente, dalla società Umanitaria di Milano negli anni Sessanta fino al Politecnico della stessa città, che gli conferì nel 2002 la laurea honoris causa in Disegno industriale. Avvertì con forza, in tutto l'arco della sua attività, la responsabilità di partecipare  alla vita pubblica come designer e come  intellettuale, e fu presidente dell'ADI dal 1977 al 1979.

Numerose le sue pubblicazioni, dedicate sia a operazioni di grafica (dal Gioco delle favole del 1965 ai cinque volumi delle Carte da disegno del 1978) sia a temi di etica professionale e rapporti sociali: Progetto e passione (2001), Lezioni di disegno, 25 modi per piantare un chiodo (2011).

La mostra antologica della Triennale di Milano sul contributo  di Enzo Mari al design, a cura di Hans Ulrich Obrist con Francesca Giacomelli, resta aperta fino al 18 aprile 2021.