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I numeri del design italiano

In Europa 1 addetto al design su 5 è italiano, e in Italia il design è uno dei settori più attivi: le imprese del design (escludendo le imprese che provvedono alal progettazione con uffici interni) sono 29.065, e nel 2015 contribuivano all'economia nazionale per lo 0,15 per cento del fatturato complessivo. I dati sono tra quelli presentati in occasione dell'Italian Design Day all'Ambasciata italiana di Madrid da Ermete Realacci, presidente dalla fondazione Symbola, nel rapporto "Design Economy".


Numerosi i dati segnalati nel rapporto, che rappresenta uno dei rari tentativi recenti di dare una fisionomia precisa, con numeri e ricerche specifiche, alla consistenza quantitativa del design sulla scena italiana e in rapporto con la scena europea.

 
Il dato fondamentale, nel secondo decennio degli anni 2000, è il passaggio del design in Italia da settore centrale a sistema diffuso: per numero di imprese l'Italia è seconda solo alla Francia, mentre per la percentuale del fatturato nazionale siamo secondi solo alla Gran Bretagna.



 
 
Per l'Italia le cifre fondamentali del design sono valutate in 4,4 miliardi di euro di fatturato, con un valore aggiunto di 1,9 miliardi e 47.274 addetti. Il rapporto delinea anche il profilo geografico delle attività del design: in testa la Lombardia, con il 35,2 per cento della ricchezza prodotta dal design, seguita da Emilia Romagna (11,9), Piemonte (11,1) e Veneto (10,4).
 
Nella seconda parte approfondisce i dati della formazione al design, cercando di dare omogeneità a un'attività tradiuzionalmente eterogenea per tipo di istituti e per contenuti didattici. I laureati o diplomati in design nel 2015 sono stati complessivamente 7.940, 4.030 dei quali hanno conseguito il titolo di studio presso le università.
 
“Il design", ha sottolineato Realacci, "oggi è l’infrastruttura immateriale del made in Italy."

Symbola, Fondazione per le Qualità Italiane nata nel 2005, si occupa di promuovere la soft economy, valorizzando e dando visibilità alle attività che coniugano in Italia tradizione, innovazione tecnologica, ricerca e design in funzione della qualità dei prodotti, della competitività, della valorizzazione del capitale umano e della crescita economica nel rispetto dell’ambiente e dei diritti umani e sociali.
 
 
Il rapporto DESIGN ECONOMY