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Il design italiano in cifre

Presentato all'ADI Design Museum il rapporto Design Economy 2022


Trentamila imprese, un valore aggiunto di 2,5 miliardi di euro, 61.000 occupati: questi gli indicatori fondamentali del rapporto Design Economy 2022, presentato il 20 aprile all'ADI Design Museum di Milano. Il design è un settore relativamente fragile, che risente degli ultimi due anni di crisi, ma continua a essere un elemento fondamentale di identità per il Made in Italy, in settori che vanno dal classico arredamento all'automotive, alla comunicazione.


Sono intervenuti, con il presidente ADI Luciano Galimberti, Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader; Francesco Zurlo, presidente POLI.Design e preside della Scuola del Design del Politecnico di Milano; Maria Porro, presidente del Salone del Mobile; Domenico Sturabotti, direttore della Fondazione Symbola; Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco; Loreto Di Rienzo, cofondatore del Gruppo Dyloan; Cristina Favini, Chief Design Officer & Strategist di Logotel; Antonio Casu, CEO di  Italdesign Giugiaro. Ha condotto l'incontro Manuela Rafaiani.

Le imprese del design, indica il rapporto, sono distribuite in tutto i territorio nazionale, anche se Milano con il Salone del Mobile e il Fuorisalone si conferma la capitale del settore, mentre le aree specializzate del Made in Italy si concentrano in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto, con il 60% delle imprese. Tra le provincie, con Milano (15% imprese e 18% valore aggiunto nazionale) si distinguono Roma (6,7% e 5,3%), Torino (5% e 7,8%). Il 44% delle imprese opera all’estero (l'8,9% fuori dell'UE), per il 45% su scala nazionale, per il 10,8% su scala locale. 

Rilevante l'attenzione alla sostenibilità del settore: “Nel pieno di una transizione verde e digitale", ha detto Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, "accelerata dalla pandemia e dall’invasione dell’Ucraina, il design è chiamato nuovamente a dare forma, senso e bellezza al futuro. Molti aspetti della nostra vita, così come molti settori, cambieranno, dalla metamorfosi della mobilità verso modelli condivisi, interconnessi ed elettrici, ai processi di decarbonizzazione e dell’economia circolare che stanno cambiando l’industria e le relazioni di filiera, arrivando ai prodotti che, in un contesto di risorse sempre più scarse, dovranno necessariamente essere riprogettati per diventare più durevoli, riparabili, riutilizzabili."

Importante anche la fotografia che il rapporto 2022 fa del settore della formazione al design. In Italia sono attivi 81 istituti accreditati dal Ministero dell’Istruzione: 22 università, 16 Accademie delle Belle Arti, 15 accademie legalmente riconosciute, 22 istituti privati autorizzati a rilasciare titoli AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale) e 6 ISIA, per un totale di 291 corsi di studio in vari livelli formativi.

Alla raccolta dei dati ha contribuito come sempre anche ADI, che in futuro parteciperà anche più attivamente: "ADI è l'associazione di filiera del design italiano", ha commentato Luciano Galimberti, presidente ADI, "perché comprende potenzialmente tutti i professionisti, le imprese e il sistema culturale del settore. Per questo siamo stati lieti di collaborare alle scorse edizioni di Design Economy e ci prepariamo a intervenire ancora più incisivamente nella raccolta e nella lettura dei dati sulla fisionomia che il design italiano, asse portante del Made in Italy, assume nella sua evoluzione”.


Scarica il rapporto Design Economy 2022 dal sito di Symbola