“Essere liberi significa realizzarsi insieme”: con questa definizione il filosofo Byung-Chul Han ci invita a riflettere su quanto oggi sia difficile costruire una comunità capace di superare il senso di isolamento e di egoismo. Isolamento ed egoismo forse ricercati e resi addirittura accettabili attraverso restrizioni autoimposte, che però oggi rischiano concretamente di rendere la libertà un episodio nella storia dell’uomo.
ADI, fin dalla sua costituzione, ha inteso il design italiano come una disciplina sistemica, ispirata alla cosa più strutturalmente sistemica che ci sia, ovvero la vita stessa. Una disciplina quindi saldamente radicata nei fatti, nelle idee, nei sogni, ma anche negli interessi che si incontrano nelle nostre attività quotidiane. Un lavoro condotto da ADI per rappresentare la complessa filiera di questa disciplina sistemica, ma soprattutto per costituire un luogo dove i tanti soggetti di questa comunità, che semplificando chiamiamo “design italiano”, possano essere soggetti davvero liberi, capaci di reinventare se stessi, insieme, in una modalità costantemente rinnovata.
Libertà quindi come fattore decisivo per la qualità della nostra vita e dei nostri progetti, che ne sono lo scenario. Libertà di analisi, libertà di idee e di proposta hanno però valore e senso solo attraverso la loro capacità di realizzarsi come comunità concreta. Ecco quindi che definire ambiti condivisi di misura del senso delle proposte risulta importante e strategico.
L’annuale selezione ADI Design Index, propedeutica all’assegnazione del premio ADI Compasso d’Oro, ha un processo scientifico unico nel panorama dei premi di design in giro per il mondo: coinvolge una comunità vasta e interdisciplinare di circa centocinquanta esperti che, a vario titolo e in tutta Italia, definiscono una vera e propria unità di misura della qualità delle proposte. Un’unità di misura utile certamente agli addetti ai lavori quanto al grande pubblico generale, che attraverso la selezione trova uno strumento per accrescere la consapevolezza di acquisto e di fruizione in genere. Ancora una volta una scelta libera da vincoli quanto informata e responsabile.
La qualità è argomento vasto e spesso ricco di fraintendimenti ma, proprio perché questione aperta, è necessario esercitare un'azione che contribuisca a chiarire criteri e parametri ma soprattutto a definire un comune territorio di condivisione del senso stesso della parola qualità.
Troppo spesso la qualità viene usata come semplice indice di appartenenza a un insieme di fattori produttivi, i quali generalmente si identificano con un valore economico elevato che sconfina concettualmente con il settore del lusso. Per il design italiano questo equivoco deve essere risolto e chiarito attraverso la definizione di criteri che danno forma alla qualità come processo progettuale, realizzativo e distributivo capace di creare valore durevole nel tempo. Una differenza quindi sostanziale e culturale tra un mercato che guarda al risultato del processo autoreferenziale, contrapposto a un modello virtuoso, intrinseco al Made in Italy, che invece è sistemico, basato su valori ponderati e possibilmente condivisi.
Libertà e qualità costituiscono quindi il grande tema di fondo che ha indirizzato questa selezione di ADI Design Index, una selezione permessa dall’entusiasmo e dalla competenza di un’associazione che si riconosce nel percorso intrapreso.
Un grazie va quindi ad ADI e a tutte le istituzioni che ci sostengono con coraggio, ma soprattutto all’intero sistema produttivo italiano, che anche in momenti di estrema difficoltà lavora perseguendo il grande obiettivo di realizzarsi insieme.
Luciano Galimberti, presidente ADI