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Marco Romanelli

Scompare un designer, un critico, uno storico del design


È scomparso prematuramente a Milano Marco Romanelli, architetto, designer, critico e storico del design, la cui attività da sempre spaziava dal giornalismo al design, alla ricerca teorica sul progetto, alla curatela di mostre.

Triestino di nascita (1958), si era laureato in Architettura a Genova nel 1983 e dal 1985 aveva aperto il suo studio a Milano. Nel campo dell’architettura degli interni è stato autore, insieme con Marta Laudani, di progetti per alcuni dei maggiori marchi dell'arredamento italiano e internazionale. Era stato art director di Driade/Atlantide, Montina, O luce, Marazzi, Poltrona Frau/Icone. 

Redattore di Domus al 1986 al 1994 e, dal 1995 al 2007, di Abitare, scriveva dal 2010 per Inventario. Tra i suoi libri monografie dedicate a Gio Ponti, Bruno Munari, Joe Colombo, Antonia Astori, Gino Sarfatti, Paolo Ulian. Tra le mostre di cui è stato curatore l’edizione 2000 della biennale Aperto Vetro al Museo Correr di Venezia, la retrospettiva Gio Ponti: A World (2002-2003) al Design Museum di Londra, al NAI di Rotterdam e alla Triennale di Milano, le mostre Bruno Munari: Vietato l’accesso agli addetti al lavoro a Tokyo (2007), Design, una storia Italiana ai Mercati Traianei di Roma e a Palazzo Bertalazzone di San Fermo a Torino (2011), Gino Sarfatti alla Triennale di Milano (2012). Per la XXI Triennale (2016) era stato tra i curatori di Design behind Design al Museo Diocesano di Milano e aveva partecipato con Marta Laudani alla mostra Stanze, curata da Beppe Finessi. Era curatore del Museo del Gioiello di Vicenza.

Era stato membro dell'Osservatorio permanente del Design ADI e collaborava attivamente con il nuovo ADi Design Museum.

Il suo lavoro è riassunto nella mostra che la Triennale di Milano gli ha dedicato nel 2010 e nel volume del 2014 a cura di Vincenzo Cristallo Marta Laudani e Marco Romanelli: per un moderno continuo



In alto: Marco Romanelli davanti al contenitore Tra-guardo, progettato con Marta Laudani per da a, 2017. Fotografia di Andrea Astesiano.