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Musei dell'industria: Doccia sarà dello Stato

Il Museo della Manifattura di Doccia, alle porte di Firenze, che raccoglie la produzione storica di una delle più celebri fabbriche di ceramica e porcellana italiane fondata nel 1737, sarà acquistato dallo Stato, scongiurando il pericolo di chiusura.


Lo ha annunciato il 30 marzo, al G7 della Cultura fiorentino, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: il piano di salvataggio e rilancio parte con fondi per 500.000 euro raccolti da Confindustria Firenze, capofila del  fundraising per coprire i costi di valorizzazione e riapertura del museo. 
 
La collezione comprende opere che vanno dal Seicento al Novecento (con pezzi, tra gli altri, di Gio Ponti e Giovanni Gariboldi), cui si aggiunge una ricchissima biblioteca specializzata.
 
Il museo è chiuso dal 2013 per il fallimento della società proprietaria Richard-Ginori (che univa il nome del fondatore della manifattura, il marchese Carlo Ginori, a quello di un successivo proprietario, la milanese Società Ceramica Richard, subentrata alla fine dell'Ottocento).

Mentre la fabbrica e il marchio sono stati acquistati dal Gruppo Gucci, il museo è stato scorporato dal patrimonio e due successive aste sono andate deserte, con il rischio del degrado e della perdita di un patrimonio culturale di rilievo eccezionale per la storia dei prodotti Made in Italy.

L'acquisto da parte dello Stato, premessa indispensabile per rilanciare le attività del museo, dovrebbe essere perfezionato entro l'estate.
 

La manifattura della porcellana di Doccia e il suo museo.
 
 
In alto a destra: il vaso Prospectica di Gio Ponti (1925) conservato nel museo di Doccia.