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Olivetti e l’arte programmata

A Milano una mostra sull’arte programmata e cinetica degli anni Sessanta: le sue basi storiche e culturali, radicate nella ricerca e nell’industria, gli artisti del Gruppo T di Milano e del Gruppo N di Padova, con le loro sperimentazioni su un nuovo concetto di arte. Un lavoro di ideazione collettivo e si esprimeva attraverso dispositivi percettivi programmati per produrre effetti cinetici sorprendenti, dal risultato visivo sempre variabile e imprevedibile.


Negli stessi anni, la Olivetti stava progettando e realizzando il primo elaboratore elettronico (l’Elea 9000, Compasso d’Oro nel 1959 per il design di Ettore Sottsass) basato su programmi molto simili a quelli che sono alla base delle attuali “nuove tecnologie”.

Un momento d’oro della cultura italiana, in cui si univano sperimentazione scientifica e sperimentazione artistica, nell’utopia di un’unione virtuosa di arte e industria destinata a permettere una fruizione 'democratica’ dell’arte da parte di un pubblico vasto e popolare.

La mostra di oggi – a cura di Marco Meneguzzo, Enrico Morteo e Alberto Saibene – ripropone quasi tutti i lavori esposti nella mostra Arte programmata (la prima al mondo) prodotta dalla Olivetti e ideata da Bruno Munari e da Giorgio Soavi con il sostegno critico di Umberto Eco, allestita cinquant’anni fa a Milano, nel negozio Olivetti in Galleria Vittorio Emanuele.


Programmare l’arte. Olivetti e le neoavanguardie cinetiche
9 novembre 2012 – 3 marzo 2013
Museo del Novecento, Archivi del Novecento “Ettore e Claudia Gianferrari”
via Marconi 1, Milano


In alto: Davide Boriani, Superficie magnetica, 1961, Vicenza, coll. Valmore studio d’arte.