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Sport, pace, libertà

C’è un’analogia tra la cultura della pace e quella del design in senso più ampio: in fondo i valori del fare design sono sovrapponibili allo sport e per questo sono comprensibili e condivisi a tutte le latitudini.


Alla XVIII Triennale di Milano ADI espose coraggiosamente un’ipotesi di codici operativi del design. Tra queste categorie spiccavano quella della riduzione della fatica e, paradossalmente insieme, la categoria del desiderio di superare i propri ‘record’. Apparentemente incompatibili tra loro, questi atteggiamenti fotografano invece gli aspetti complementari che permettono una visione olistica e arricchente di un progetto di design.

Se è vero che l’uomo fin dalle sue origini ha sviluppato la spiccata predisposizione a limitare i propri sforzi, costruendo un catalogo sterminato di macchine con questo fine, è altrettanto vero che da sempre lavora faticosamente per superare i limiti che gli sono imposti dalla natura, dalla conoscenza o dalla cultura. Miglioramento continuo, sacrificio, impegno, creatività e gioco di squadra, per garantire il successo vanno però conditi con ingrediente indispensabile: il coraggio.

Il coraggio in fondo serve a un obiettivo comune alla cultura del progetto come a quella dello sport, o più in generale della vita: serve a garantirci la libertà. La libertà di pensiero che ci permette di esprimerci lontani dalle convenzioni, la libertà di cercare la felicità anche fuori da dogmi o culture impositive, la libertà di amare così come la libertà di costruire il proprio futuro.

Il design come cultura di pace, certamente, ma prima di tutto proprio come premessa alla pace: cultura di libertà. Una libertà responsabile e impegnata, perché il design è disciplina a cavallo tra l’espressione tecnico-scientifica e il bagaglio antropologico che accompagna tutti gli uomini.

La fotografia del settore dello sport che ADI ha ricavato dall’edizione 2017 del Compasso d’Oro International Award è variegata e ricca di sfumature: un settore che vede una concentrazione importante di grandi corporate, capaci di investimenti miliardari, ma anche la nascita di realtà piccole e piccolissime dalla creatività straordinaria, capaci di innovazioni importanti paragonabili a quelli delle grandi corporate.

Tutti gli attori di questo settore testimoniano però un comune denominatore: lo sport permea ormai la vita quotidiana degli uomini, non più solo competizione e agonismo spinto, bensì un’attività alla portata di tutti, che vede davvero l’uomo al centro di un progetto di libertà e pace.

Luciano Galimberti
Presidente ADI