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Un progetto pieno di progetti

Rinnovamento interno, dello staff e degli spazi, e grande spinta verso l’esterno, inteso sia come territorio circostante la sede fisica del Palazzo dell’Arte, sia come creazione di una rete di collaborazioni nazionali e internazionali. Due aspetti particolarmente sottolineati dal presidente della Triennale di Milano Stefano Boeri nella presentazione dei programmi del prossimo futuro.


La Triennale della gestione Boeri si propone come un centro di cultura collegato con la città, da un lato, e dall’altro con le maggiori istituzioni culturali di tutto il mondo, dal MoMA di New York alla Serpentine Gallery di Londra.

Il presidente della Triennale di Milano Stefano Boeri. Alle sue spalle un’immagine dei componenti del consiglio d’amministrazione.


Un rapporto che si fonda su una stretta collaborazione alle iniziative collettive promosse dal Comune di Milano e con il ministero per i Beni Culturali, ma che  ha anche il sostegno concreto delle imprese private: di recente è entrato nel consiglio d’amministrazione della Fondazione Triennale di Milano un rappresentante di FerderlegnoArredo, e altri rapporti sono stati stretti con la Camera della Moda.

Stanno nel frattempo partendo vari progetti di ristrutturazione del Palazzo dell’Arte: a parte il trasferimento dell’Urban Centre del Comune (oggi nella galleria Vittorio Emanuele) in uno spazio appositamente riprogettato all’ingresso della Triennale, il cambiamento più rilevante è la sistemazione del nuovo Museo del Design al piano terreno, nella curva destra dell’edificio.

Il museo, afferma Joseph Grima, curatore per il Design della Triennale, partirà con l’esposizione delle collezioni esistenti, ma si amplierà anche inglobando collezioni ora disperse in vari luoghi dell’area milanese, come l’archivio dei modelli di Giovanni Sacchi (ora conservato alla Fondazione ISEC di Sesto San Giovanni) e prestiti come una collezione di disegni di Alessandro Mendini.

Tra le mostre di design e di architettura in preparazione un’esauriente retrospettiva dell’opera di Enzo Mari, fondata sui suoi archivi e curata da Hans Ulrich Obrist, e mostre di Carlo Aymonino, dell’architetto danese Bjarke Ingels e dell’artista messicano Pedro Reyes.

Paola Antonelli, curatrice della prossima Triennale, ha annunciato come piatto forte una mostra a cura di Stefano Mancuso sui rapporti tra uomo e natura: Broken Nature: Design Takes on Human Survival, il cui sviluppo può essere seguito fin da oggi su un sito dedicato.

In preparazione anche un ampliamento della fruibilità degli spazi esterni tra il Palazzo dell’Arte e i binari delle ex Ferrovie Nord: un’ampia fascia ora a verde che sarà messa in grado di ospitare le manifestazioni e i loro visitatori.

Particolare sviluppo verrà dato al programma del Teatro dell’Arte, riarredato con la collaborazione di Poltrona Frau con le sedute Thea di Norman Foster e ormai in rete con i maggiori teatri milanesi, dalla Scala (di cui ospiterà le prove aperte della prima assoluta di una composizione dell’ungherese György Kurtág) al Piccolo Teatro, ai festival di prosa e di musica come JazzMI. Ma il teatro diventerà anche il luogo delle performance d’arte e in generale dei linguaggi ibridi e multimediali che non trovano spazi adatti negli ambienti della Triennale.

In preparazione c’è anche il progetto di una Radio Triennale, a cura di Filippo Solibello (coautore di Caterpillar di RadioRai) e di Ivan Berni (già redattore della Repubblica e attivo partecipante al periodo d’oro delle “radio libere” milanesi).


Il sindaco di Milano Giuseppe Sala alla presentazione del programma della Triennale. Alla sua destra Sergio Escobar, sovrintendeten del Piccolo teatro di Milano e, a destra, Alexander Pereira, sovrintendente della Scala.

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, intervenuto alla conclusione della presentazione, ha tenuto a sottolineare come questo modello di sviluppo della Triennale corrisponda a un modello più generale, tutto milanese, che fonde trasparenza e coinvolgimento: al momento della riflessione deve subentrare rapidamente il momento pragmatico. “Il Comune sceglie i suoi rappresentanti nelle istituzioni culturali e fissa delle linee guida”, ha affermato. “Poi, tutti insieme, occorre fare. Un modello di buon senso, che include diritti e doveri di tutti”.